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Remember, remember the days of December …

 

Grecia: comunicato urgente dagli anarchici di Atene


Le giornate recenti hanno visto incredibili richiami alla Giunta in Grecia, esempi:


1. Sbirri con pistole alle manifestazioni


2. Attacchi con motocicletta contro manifestanti
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Giuseppe Pinelli (2 articoli)

 

Giuseppe Pinelli:

Giuseppe Pinelli: militante anarchico
"Pino" Pinelli nel 1944 ha 16 anni quando partecipa alla Resistenza antifascista come staffetta nel battaglione "Franco" e, a stretto contatto con un gruppo di partigiani anarchici di quella formazione, apprende le prime idee libertarie (1). Nato nel popolare quartiere di Porta Ticinese, dopo le scuole elementari fa il garzone e il magazziniere, ma non tralascia la passione che lo accompagnerà per tutta la sua vita: la lettura e lo studio.
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Sui fatti di Milano e Gradisca d’Isonzo – Comunicato della CdC della FAI

La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI denuncia la natura oggettivamente provocatoria e antianarchica delle esplosioni di Milano e Gradisca d’Isonzo.
Il nome degli anarchici viene strumentalmente associato a deliranti rivendicazioni che accompagnano detonazioni e fiammate, in un momento assai significativo, a poche ore dallo svolgimento di decine e decine di manifestazioni pubbliche che il Movimento anarchico ha promosso a Milano e in tutta Italia per tenere viva la memoria della strage di Stato, dell’assassinio di Pinelli e delle montature antianarchiche che quarant’anni fa a piazza Fontana aprirono la stagione della strategia della tensione.


Lo Stato, i suoi apparati e i loro servi non possono tollerare che, a distanza di quarant’anni, la memoria storica su quei tragici fatti sia ancora viva e presente nell’opinione pubblica. Per i poliziotti di professione e per quelli di vocazione, risulta intollerabile che nelle piazze, nelle scuole, e nei luoghi di lavoro gli anarchici continuino a ricordare e a far ricordare la natura criminale del potere e delle sue strutture di dominio. Ed è per questo che, con infame puntualità, la polvere da sparo viene utilizzata nel tentativo di coprire la miseria in cui si dibatte la classe dirigente del paese.
Ancora una volta, la lotta antirazzista e l’opposizione ai Centri di Identificazione ed Espulsione per immigrati viene criminalizzata attraverso l’esercizio poliziesco della provocazione dinamitarda, proprio in un momento in cui il livello del conflitto espresso dagli immigrati smaschera giorno per giorno la natura totalitaria e razzista di questi lager contemporanei.


L’acronimo FAI, associato a una presunta "federazione anarchica informale", torna a essere vigliaccamente utilizzato per creare confusione e gettare discredito sull’impegno quotidiano profuso a viso aperto dai militanti e dai simpatizzanti della Federazione Anarchica Italiana nelle lotte sociali al fianco dei lavoratori, degli sfruttati, degli oppressi. Respingiamo fermamente la provocazione, invitiamo i cittadini a non lasciarsi confondere dal clamore mediatico ed esortiamo gli operatori dell’informazione a non prestarsi a logiche di interessata disinformazione.


Nel denunciare questo miserabile copione, esprimiamo tutto il nostro sdegno per l’infamia di questi atti, funzionali alle logiche del potere, con cui si cerca di distruggere e infangare quello che gli anarchici cercano di costruire ogni giorno: una società libera dal potere, libera dalla sopraffazione, in cui la solidarietà, l’uguaglianza e la giustizia sociale siano pratiche reali e quotidiane.


Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI

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PIAZZA FONTANA, QUARANT’ANNI DOPO

Quarant’anni fa, il 12 dicembre del 1969, irrompeva a piazza Fontana il primo grande misfatto di quella strategia della tensione costituita da bombe, omicidi, depistaggi e provocazioni con cui gli apparati dello stato terrorizzarono il paese con l’obiettivo di stroncare le lotte e le rivendicazioni che in quegli anni attraversavano il corpo sociale.
Servendosi della manovalanza nazifascista, lo stato italiano dichiarò guerra alla società per riaffermare un dominio che non poteva tollerare oltremodo le istanze di libertà ed emancipazione che caratterizzavano quegli anni. Continued…

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Grecia Dicembre 2009


  
(Vedi album foto)
 

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1969-2009 : DALLA STRAGE DI STATO E L’ASSASSINIO DI GIUSEPPE PINELLI, LA CRIMINALITA’ DEL POTERE CONTINUA FINO AD OGGI

Il 12 e 15 dicembre 1969 sono date che hanno lasciato una ferita ancora aperta nella storia di emancipazione dei movimenti sociali. Furono anni di intensa conflittualità sociale, di messa in discussione dei valori allora dominanti, di profonda trasformazione della vita quotidiana, fatti questi che attraversarono la vita di centinaia di migliaia di individui con il loro bisogno di libertà e di giustizia sociale. Individui – giovani, lavoratori, studenti, donne – che dalla metà degli anni ’60, e per circa un ventennio, hanno scavato fino alle fondamenta i pilastri apparentemente immutabili della società italiana. Dopo di allora nulla è rimasto come prima.
Per fermare tutto ciò Apparati dello Stato, Padronato e Fascisti sono ricorsi alle bombe e alla strategia del terrore delle quali andava incolpata la sinistra rivoluzionaria e libertaria per fermarne la crescita e ricacciare sulla difensiva i movimenti di liberazione.
Prima fra tutte la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (16 morti), con l’incriminazione dell’anarchico Pietro Valpreda, riconosciuto in seguito pienamente innocente, e l’assassinio del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, mentre si trovava nei locali della Questura di Milano (15 dicembre 1969). Sono seguite le stragi di piazza della Loggia a Brescia, dell’Italicus e altre fino a quella della stazione di Bologna, ecc. E dopo le bombe la repressione.
Centinaia tra morti e feriti, 40.000 denunciati, 15.000 incarcerati, 4.000 condannati sono il prezzo pagato. Solo l’alleanza di tutto il sistema dei partiti istituzionali, l’uso di tutti i corpi militari e repressivi, una modifica radicale del cosiddetto ‘stato di diritto’ – fino alle carceri speciali, all’isolamento, alla tortura – la subordinazione della magistratura al potere politico, il supporto di tutti i mezzi di informazione, hanno potuto piegare (ma non domare) le istanze di liberazione sociale.
Ricordare oggi la strage di Piazza Fontana – la madre di tutte le stragi – e l’assassinio di Giuseppe Pinelli vuol dire non solo compiere una doverosa commemorazione delle vittime della criminalità del potere, ma denunciare la continua manipolazione di un’intera fase storica che, anche attraverso la “santificazione” del commissario Calabresi, intende cancellare le responsabilità della catena di comando – dal governo allora in carica, al ministero degli Interni fino ai responsabili della questura e dell’ufficio politico di Milano – nelle vicende riguardanti piazza Fontana. Dalla stagione delle stragi e delle minacce golpiste, alla dura repressione dei movimenti di questi anni (vedi Napoli e Genova 2001), alla ripresa dell’attività nazifascista, alla criminalizzazione dei migranti, al razzismo dilagante, alle politiche di guerra, un filo nero si snoda ininterrottamente fino ad oggi: il filo di una politica che, al di là di alcuni aggiustamenti di facciata, mantiene inalterato il suo carattere autoritario, contro i ceti più poveri, gli immigrati, le popolazioni che lottano per affermare il diritto naturale della difesa del proprio territorio, contro le conquiste dei lavoratori per rendere il lavoro sempre più precario e sottopagato, nella logica dello sfruttamento più sfrenato.
Ma ieri come oggi, solo la Lotta contro Tutte le forme del Potere può dare vita ad una Società Autogestita, Egualitaria, di Vera Giustizia Sociale

Federazione Anarchica Milanese – F.A.I

 

 

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Afghanistan: otto anni di guerra

L’intervento militare italiano in Afghanistan, in questi ultimi otto anni, ha conosciuto diverse fasi; l’intento delle note seguenti è di ripercorrerle criticamente sulla base delle poche, e sovente non univoche, informazioni disponibili.
Una premessa necessaria è il riferimento alle troppe volte citato art. 11 della Costituzione italiana, evocato in chiave pacifista per la prima parte che, come è noto, recita "L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Continued…

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6 Dicembre 2008 – 6 Dicembre 2009 – In ricordo di Alexis Grigoropoulos

(Vedi album foto)

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