Due sono gli aspetti che, per quanto riguarda il mondo del lavoro, caratterizzano l’attuale momento storico nel nostro paese.
Da una parte l’impressionante serie di chiusure o ridimensionamento di aziende, anche di grandi dimensioni (ultimo, l’annuncio di 550 esuberi alla Thyssen Krupp Acciai Speciali Terni), che, con il seguito di licenziamenti o di CIG, vanno ad ingrossare le fila della disoccupazione, immediata o prossima.
Dall’altra – proprio in virtù della sempre maggiore disoccupazione, e quindi della capacità di ricatto – la crescente pressione che padronato e Stato impongono sui lavoratori che ancora non hanno subito la mannaia del licenziamento.
Pressione che si esplicita con il recesso unilaterale da accordi nazionali di categoria e da accordi aziendali pregressi, cui subentrano nuove regole aziendali che prevedono l’aumento dei carichi di lavoro, beninteso a parità di salario, oppure il taglio tout-court di salari e stipendi, il tutto sotto la minaccia di chiusura dell’azienda.
Se a questo si aggiunge tutto ciò che di osceno rappresenta il mondo del lavoro precario, sottooccupato, sottopagato o in nero, é evidente come sia in atto da anni un’operazione di “spremitura” il cui fine è il totale controllo della forza lavoro, per gestire la transizione verso un’economia al cui interno, ai ceti popolari spetterà la pura sopravvivenza, mentre saranno salvaguardati i margini di profitto dell’imprenditoria e la continuità (soprattutto economica) del ceto politico.
Laddove non siano sufficienti il ricatto e le minacce nei confronti di coloro che non intendono farsi trattare come carne da macello, ecco entrare in ballo la repressione, esercitata sia dalle direzioni aziendali in prima persona che dalle forze di cui dispone lo Stato.
All’Ospedale San Paolo di Milano sono in atto una serie di pesanti manovre repressive da parte della direzione per colpire chi, come l’USI-AIT, si oppone alla cattiva gestione della struttura e ai licenziamenti di delegati scomodi.
Alla Ikea di Piacenza, teatro sin dal 2012 di una lotta durissima tra i lavoratori delle cooperative organizzati dal SICobas e la direzione locale, la tensione è nuovamente alle stelle. L’Ikea – per il tramite della cooperativa di turno – si è voluta disfare di 33 lavoratori tra i più sindacalizzati e decisi nella lotta, con il fine ultimo di colpire proprio il SICobas.
Per il reintegro del 33 facchini sospesi dal lavoro, SICobas e ADL Cobas hanno indetto per il 26 Luglio prossimo una giornata nazionale di boicottaggio contro la Ikea.
La Commissione mondo del lavoro della Federazione Anarchica Italiana esprime la piena solidarietà nei confronti dei lavoratori colpiti dalla repressione e invita a partecipare alle iniziative messe in atto dai lavoratori dell’Ospedale San Paolo di Milano ed alla giornata di lotta e boicottaggio contro l’Ikea.
La Commissione Mondo del Lavoro-F.A.I.