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1969-2009 : DALLA STRAGE DI STATO E L’ASSASSINIO DI GIUSEPPE PINELLI, LA CRIMINALITA’ DEL POTERE CONTINUA FINO AD OGGI

Il 12 e 15 dicembre 1969 sono date che hanno lasciato una ferita ancora aperta nella storia di emancipazione dei movimenti sociali. Furono anni di intensa conflittualità sociale, di messa in discussione dei valori allora dominanti, di profonda trasformazione della vita quotidiana, fatti questi che attraversarono la vita di centinaia di migliaia di individui con il loro bisogno di libertà e di giustizia sociale. Individui – giovani, lavoratori, studenti, donne – che dalla metà degli anni ’60, e per circa un ventennio, hanno scavato fino alle fondamenta i pilastri apparentemente immutabili della società italiana. Dopo di allora nulla è rimasto come prima.
Per fermare tutto ciò Apparati dello Stato, Padronato e Fascisti sono ricorsi alle bombe e alla strategia del terrore delle quali andava incolpata la sinistra rivoluzionaria e libertaria per fermarne la crescita e ricacciare sulla difensiva i movimenti di liberazione.
Prima fra tutte la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (16 morti), con l’incriminazione dell’anarchico Pietro Valpreda, riconosciuto in seguito pienamente innocente, e l’assassinio del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, mentre si trovava nei locali della Questura di Milano (15 dicembre 1969). Sono seguite le stragi di piazza della Loggia a Brescia, dell’Italicus e altre fino a quella della stazione di Bologna, ecc. E dopo le bombe la repressione.
Centinaia tra morti e feriti, 40.000 denunciati, 15.000 incarcerati, 4.000 condannati sono il prezzo pagato. Solo l’alleanza di tutto il sistema dei partiti istituzionali, l’uso di tutti i corpi militari e repressivi, una modifica radicale del cosiddetto ‘stato di diritto’ – fino alle carceri speciali, all’isolamento, alla tortura – la subordinazione della magistratura al potere politico, il supporto di tutti i mezzi di informazione, hanno potuto piegare (ma non domare) le istanze di liberazione sociale.
Ricordare oggi la strage di Piazza Fontana – la madre di tutte le stragi – e l’assassinio di Giuseppe Pinelli vuol dire non solo compiere una doverosa commemorazione delle vittime della criminalità del potere, ma denunciare la continua manipolazione di un’intera fase storica che, anche attraverso la “santificazione” del commissario Calabresi, intende cancellare le responsabilità della catena di comando – dal governo allora in carica, al ministero degli Interni fino ai responsabili della questura e dell’ufficio politico di Milano – nelle vicende riguardanti piazza Fontana. Dalla stagione delle stragi e delle minacce golpiste, alla dura repressione dei movimenti di questi anni (vedi Napoli e Genova 2001), alla ripresa dell’attività nazifascista, alla criminalizzazione dei migranti, al razzismo dilagante, alle politiche di guerra, un filo nero si snoda ininterrottamente fino ad oggi: il filo di una politica che, al di là di alcuni aggiustamenti di facciata, mantiene inalterato il suo carattere autoritario, contro i ceti più poveri, gli immigrati, le popolazioni che lottano per affermare il diritto naturale della difesa del proprio territorio, contro le conquiste dei lavoratori per rendere il lavoro sempre più precario e sottopagato, nella logica dello sfruttamento più sfrenato.
Ma ieri come oggi, solo la Lotta contro Tutte le forme del Potere può dare vita ad una Società Autogestita, Egualitaria, di Vera Giustizia Sociale

Federazione Anarchica Milanese – F.A.I

 

 

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