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I lavoratori egiziani salgono alla ribalta

La faccia sconosciuta della rivoluzione

Le notizie che ci ammanniscono i media sovente non rispecchiano adeguatamente la realtà dei fatti e, qualora la rispecchino, vengono però purgate degli aspetti meno graditi al potere. Nel caso dell’Egitto, la realtà che ci è stata propinata è quella di un paese dove una moltitudine di persone ha lottato per settimane, a costo di morti e feriti, avendo come fine ultimo l’abbattimento di un tiranno liberticida e l’instaurazione della democrazia. Stop. Della situazione economica e sociale dell’Egitto, della sua enorme massa di disoccupati, della povertà che colpisce la gran parte dei suoi abitanti, del fatto che Mubarak e la sua rapace corte fossero uno strumento al servizio dell’Occidente e non solo, poche testate hanno dato conto approfonditamente.

A dimostrazione di come i media utilizzino le notizie a loro uso e consumo al fine di veicolare le idee, ecco infatti un aspetto della rivolta egiziana che, rivelato da un corposo lancio della Associated Press dall’Egitto, non è stato – chissà poi perché – adeguatamente trattato dalle Tv e dai giornali. All’estero alcune testate si sono infatti limitate a pubblicare il lancio senza commento alcuno, altre, ad esempio nel nostro paese, lo hanno semplicemente ignorato. Il lancio era intitolato “In Egitto gli scioperi aggiungono pressione alla protesta”, un titolo di per sé onesto ma, al tempo stesso inadeguato, in quanto, da una veloce lettura del contenuto, si comprende immediatamente che la sostanza della notizia è ben altra. Nel testo della corrispondenza ecco infatti un passaggio chiarificatore: “Non tutti gli scioperanti hanno risposto direttamente alla chiamata dei manifestanti (di piazza Tahrir) ma il successo del Movimento e le sue denunce circa l’aumento della povertà sotto il regime di Mubarak hanno avuto risonanza ed hanno riacceso il conflitto sindacale che era già esploso frequentemente negli anni scorsi”.  Ma veniamo ai fatti. Continued…

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Sullo sciopero generale del 28 gennaio

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A fianco della rivolta tunisina

Nel 1999, l’ammiraglio Fulvio Martini, già dirigente del Servizio Segreto Militare (SISMI) riferì alla Commissione Stragi del Parlamento italiano: “Negli anni 1985-1987 organizzammo una specie di colpo di Stato in Tunisia, mettendo il presidente Ben Ali a capo dello Stato, sostituendo Bourguiba (esponente di primissimo piano nella lotta di indipendenza dal colonialismo francese, NdR)”. Martini, inoltre, nel suo libro “Nome in codice: Ulisse” precisò che le direttive venivano da Craxi e da Andreotti, allora rispettivamente presidente del consiglio e ministro degli esteri.

Successivamente l’oppositore del regime dittatoriale di Ben Ali, Taoufik Ben Brik ha denunciato come i governanti italiani abbiano rinforzato il regime “rimpinguando i suoi forzieri e armando il suo braccio contro il popolo”. Non a caso fu in Tunisia che il latitante Craxi si rifugiò, riverito, protetto e seppellito, per sfuggire alle condanne inflittegli.

La rivolta e la lotta in corso in Tunisia ci appartengono, le sentiamo come nostre, sia perché sono contro un regime dittatoriale, arrogante e corrotto sia perché nate per conquistare, non solo migliori condizioni di vita, ma anche libertà di parola e di organizzazione. Le sosteniamo in quanto espressione autonoma di esigenze popolari, sganciate da logiche di compatibilità geopolitiche. Continued…

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14/12/2010 Iniziativa pubblica allo Spazio Autogestito di via Micene-Milano

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17/12/2010 alla Sede U.S.I. di via Treviso 33 Milano, presentazione del Libro “Cronache anarchiche” Edizioni Z.I.C.

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10-13 Dicembre Giornate a sostegno degli anarchici bielorussi

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Dall’autorganizzazione delle lotte dei lavoratori all’autogestione della società

Il nostro obiettivo, lo confessiamo, è quello dell’uscita da una società che, malgrado i dettami costituzionali vanto dei “democratici”, si basa sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo…e che sfruttamento! Stiamo attraversando una fase storica in cui la coscienza di classe da parte dei lavoratori, per dirla con un eufemismo, è alquanto offuscata, ma nello stesso tempo anche il sistema capitalistico è sempre più fuori controllo. La società dei padroni, che siamo costretti a subire, attraversata da una forte crisi, reagisce aumentando l’aggressività nei confronti degli sfruttati, scaricandone interamente il peso.  Continued…

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Presentazione dei libri “Durruti e la Rivoluzione spagnola” e “Anarchia e potere nella guerra civile spagnola”

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